Source Mère, j’ignorai ton visage mais non l’angoisse toujours proliférante en tout recoin, en tout bien, dans chacun des actes par lesquels tu te révélais à moi, mais non l’amour sans remède qui de toi, monstre ou esprit, m’enveloppe et aridement me fébrilise. DA UN’ALTEZZA NUOVA I Ancora, madre, a te mi volgo, non chiedermi del vero, non di questo precluso estremo verde ch’io ignorai per tanti anni e che maggio mi tende ora sfuggendo; alla mia inquinata mente, alla mia disfatta pace. Madre, donde il mio dirti, perchè mi taci come il verde altissimo il ricchissimo nihil, che incombe e esalta, dove beatificanti fiori e venti gelidi s’aprono dopo il terrore ― e tu, azzurro, a me stesso, allo specchio che evolve nel domani, ancora mi conformi? Ma donde, da quali tue viscere il gorgoglio fosco dei fiumi, da quale ossessione quelle erbe che da secoli a me imponi? Amore a te, voce a te, o disciolto come nevi silenzio, come raggi rasi dal nulla: sorgo, e questo gemito che stringe, questo fiore che irrora di rosso i prati e le labbra, questa porta che senza moto si disintegra in canicole ed acque... . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . E, come da un’altezza nuova, l’anima mia non ti ricorda ― in scalinosi sogni, in impervie astenie, tra dolce fumo e orti approfonditi là sotto il lago, là nelle rugiade traboccanti, dall’occhio ereditati ancora, ancora al tocco triste dell’alba lievitanti... II Un senso che non muove ad un’immagine, un colore disgiunto da un’idea, un’ansia senza testimoni o una pace perfetta ma precaria: questo è l’io che mi désti, madre e che ora appena riconosco, né parola né forma né ombra? Al vero ― al negro bollore dei monti ― con insaziate lacrime ancora, ancora sottratto per un giorno all’aculeo del drago, ritorno e non so non so tacere. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Nulla dunque compresi del brancicare avido di bestie d’insetti e fiori e soli, nulla m’apparve del lavoro là sussurrato e sparso nei campi, aggrinzito nel nido, né il sudore m’apparve, l’altrui vigile combustione, ed io solo io trasceso in un feroce colloquente vuoto fronte e fronte m’attinsi? Calda la mano accarezza ancora il frutto. Nel vicolo il bambino e l’artigiano. Vivo il lume degli occhi nel profondo. Questo fu mio, né mai seppi, mai vidi? Per voi non m’allietai né piansi ancora? Madre ignorai il tuo volto ma non l’ansia proliferante sempre in ogni piega in ogni bene in ogni tuo rivelarmi, ma non l’amore senza riparo che da te, mostro o spirito, m’avvolge e aridamente m’accalora. Andrea Zanzotto, Vocativo (estratto), Mondadori, Collana Lo Specchio, Milano, 1957; 1981 (riveduta e ampliata) in Andrea Zanzotto, Tutte le poesie, Oscar Mondadori, Collezione Oscar poesia del Novecento, 2011, pp. 135-137.* ___________________________________________ * Note d’AP : cet ouvrage est disponible en librairie (en Italie) depuis le 10 octobre 2011.
|
Retour au répertoire du numéro d’octobre 2011
Retour à l' index des auteurs
Retour à l' index de la catégorie Péninsule (littérature et poésie italiennes)
Commentaires
Vous pouvez suivre cette conversation en vous abonnant au flux des commentaires de cette note.